Poche settimane fa, la società d’analisi IDC aveva stimato che la spesa tecnologica consumer a livello mondiale avrebbe toccato quota 1.320 miliardi di dollari nel 2019 (+3,5% sul 2018), per raggiungere i 1.430 miliardi (CAGR +3%) nel 2022. Le tecnologie tradizionali (pc e telefonia) peseranno per il 96% nel 2019. Queste erano le previsioni generali, prima dello scoppio del caso Huawei. Il bando dell’azienda cinese ha rimesso tutto in forse, ipotecando le stime future. Adesso, fatta depositare la polvere dopo la deflagrazione della bomba mediatica, vediamo di fare un po’ di chiarezza.
Secondo Fubon Research e Strategy Analytics, il vendor cinese – attualmente il secondo del mercato smartphone, dopo il sorpasso su Apple – potrebbe perdere un quarto delle vendite solo quest’anno.
L’addio di Microsoft al supporto del Matebook X, lo stop dei chipmaker Intel e Qualcomm, seguito da quello di ARM, la fine delle vendite di dispositivi targati Huawei su Amazon Japan (invece Panasonic non ha ancora cessato di far parte della supply chain): sono solo alcuni effetti del bando a Huawei, e innescati dal benservito di Google al supporto di Android.
Ora, il Presidente Trump – dopo il crollo di alcuni significativi titoli tecnologici -, dopo la moratoria di 90 giorni, ha fatto anche una parziale retromarcia rispetto al diktat iniziale che aveva provocato un’escalation dei durissimi toni dello scontro: ha aperto uno spiraglio a Huawei, ipotizzando un possibile accordo commerciale con la Cina che includa anche il caso dell’azienda. Non estraneo all’ammorbidimento dell’amministrazione USA sembra essere anche il movimento di boicottaggio nei confronti dei prodotti USA, che fa tremare le vene e i polsi ad Apple: secondo Goldman Sachs, una rappresaglia simile potrebbe valere il 29% dei guadagni del colosso a stelle e strisce. Mica noccioline, come si usa dire.
Intanto, secondo Strategy Analytics, Huawei potrebbe perdere fra il 4% e il 24%, fino a un quarto delle vendite nel 2019. Fubon Research prevede che, nello scenario più fosco, Huawei passi dai 258 milioni di smartphone previsti a 200 milioni di unità vendute nel 2019. Secondo IDC, il vendor cinese oggi detiene circa il 30% del mercato Pc, forte di 208 milioni di smartphone venduti l’anno scorso, di cui metà fuori dalla Cina.
L’Europa rappresenta, attualmente, il mercato di vendite d’elezione dei dispositivi di fascia Premium. Ma i potenziali acquirente potrebbero passare a device di Samsung ed Apple oppure scegliere modelli mid-range dei rivali (cinesi) OPPO and Samsung Electronics. Negli ultimi 4 giorni, PriceSpy ha spiegato a Reuters di aver contato una significativa riduzione dei click.
Capitolo 5G: Huawei ha siglato contratti 5G con 40 clienti, ma chissà cosa succederà in futuro.
Inoltre, secondo The Verge, tutti i concorrenti di Google Android (da Ubuntu a Firefox OS), sono miseramenti falliti, finiti nell’oblio. Ora vedremo che frutti porterà l’accordo siglato fra Huawei ed Aptoide, l’alternativa a Google Play Store, con 900 mila apps compatibili con Android.
Infine, sempre The Verge, ridimensiona il ruolo delle Terre Rare in sede di trattativa: i 17 elementi della tavola periodica, di cui la Cina detiene quasi il monopolio, fondamentali per realizzare device tecnologici, sono un’arma spuntata, perché le Terre non sono affatto così rare a dispetto del nome. Significativi giacimenti si trovano in Brasile, Canada, Australia, India e gli stessi Stati Uniti. Il futuro è nella chimica, non nell’estrazione mineraria: una volta estratti, la sfida è infatti nella separazione degli elementi.
UPDATE: Mentre SD Association e WiFi Alliance danno l’addio a Huawei (che quindi potrebbe perdere il microSD), qualcosa si muova anche sul fronte cinese. L’azienda cinese si dice contraria alla rappresaglia contro Apple: il fondatore Ren Zhengfei ha spiegato a Bloomberg che sarebbe il primo a protestare contro una simile mossa contro il vendor dell’iPhone. Intanto il vendor del P30 è impegnato a costruire una supply chain nei chip, per far fronte alle marce indietro dei suoi ex fornitori, e sta cercando alternative per mantenere le posizioni non solo nel mercato smartphone e nella sfida al 5G. SE Huawei perdesse l’accesso al Bluetooth, sarebbe un colpo durissimo. Sarebbe forse la fine.