L’omicidio in Congo del nostro giovane e super brillante Ambasciatore italiano Luca Attanasio (43 anni) e del Carabiniere trentenne Vittorio Iacovacci e del loro autista accende i riflettori su uno dei Paesi più ricchi di materie prime al mondo e maglia nera nella classifica Pil pro capite, con una delle popolazioni più povere del Pianeta.
La repubblica democratica del Congo (RDC) ha un debito che nel 2020 si temeva superiore di oltre un terzo rispetto a quanto stimato dal Fondo monetario internazionale (FMI). A lanciare l’allarme fu l’agenzia Reuters, un anno dopo che il FMI approvò un piano di salvataggio del valore pari a poco meno di 450 milioni di dollari a favore del Paese africano per ripristinare la sostenibilità fiscale e ricostruire le riserve regionali.
Prima della pandemia il FMI stimava che il debito del Congo sfiorasse i 9,5 miliardi di dollari, l’85,5% del pil, ma non teneva conto delle passività, quindi il rapporto debito/Pil è probabilmente del 115%. Il programma di prestiti triennale venne erogato dal FMI per contribuire a tagliare la montagna di debito contratto dal paese dell’Africa centrale verso la Cina e i commercianti di petrolio occidentali: il Paese doveva rimborsare 3,3 miliardi di anticipi ed altri debiti a partner di joint venture, principalmente la francese Total, la statunitense Chevron e l’italiana Eni.
Il Congo è il 15esimo Paese dell’OPEC. Nel 2018 produceva poco più di 350.000 barili al giorno, con l’obiettivo di raggiungere una produzione di 117 milioni di barili di greggio al giorno. Due anni fa le importazioni di petrolio coprivano il 95% delle importazioni totali del paese, con un peso di quasi l’85% sull’economia congolese.
La recessione colpì il Congo nel 2014, quando i prezzi del petrolio si contrassero fortemente, portando i livelli del debito al 118% del pil nel 2017. Durante il lockdown il perezzo del petrolio crollò sotto zero. Il piano del FMI per la Repubblica centro africana venne concordato dopo che Brazzaville rinegoziò una parte del suo debito verso la Cina.
A quanto ammonta il debito/Pil del Congo? Tenendo conto delle passività, il debito pubblico ammonta a circa il 115% del pil. Eni fece trapelare che gli anticipi pagati per il capitale e le spese operative sarebbero stati gradualmente rimborsati in natura.
Il sottosuolo del Congo è fra i più ricchi al mondo grazie alle Terre Rare, che, come scriviamo da anni su Scenari Digitali, tanto rare poi non sono, ma fondamentali per il mercato ICT, sì. Quelle di cui ha letteralmente fame la Rivoluzione Digitale.
Oro, coltan, cobalto, tungsteno, argento e stagno: il tungsteno è un componente, già fondamentale nelle vecchie lampadine ad incandescenza, è l’elemento che permette ai telefonini di vibrare. È estratto dalla wolframite.
Il display è touchscreen grazie alla presenza di un’invisibile pellicola di ossido di stagno. Il cobalto (che una volta si considerava solo sottoprodotto dell’estrazione di Rame e Nichel) è un metallo fondamentale nelle batterie sia dei telefonini che delle auto elettriche, nell’era delle Electric Cars, le Auto elettriche che – da qui al 2050, l’anno di Europa carbon-free – saranno le protagoniste del mondo post-Covid.
La domanda mondiale di cobalto sta esplodendo, passando da 90 mila a 127mila tonnellate tra il 2016 e il 2019, con previsioni che nel 2023 toccherà le 185mila tonnellate.
Il Congo che, si stima, responsabile per il 60% della produzione mondiale del cobalto, è uno Stato dell’Africa centrale che copre una superficie pari alla metà dell’Europa occidentale con 99 milioni di abitanti. Il nostro Ambasciatore è stato ucciso in una riserva naturale, quella del Coltan. Il Coltan, la sabbia del Congo, serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei processori dove taglia il risparmio energetico.
Il Congo vanta miniere di 1100 preziosi, tra cui il rame, i diamanti, il tantalio, lo stagno e l’oro (oltre a coltan, cobalto, tungsteno, argento e stagno), ma rimane uno degli Stati più poveri al mondo, sempre agli ultimi posti delle classifiche di Indice di Sviluppo Umano e Pil pro capite. Il Congo è noto per la violenza dei regimi autoritari che hanno caratterizzato la storia del Paese, dal regno personale di Re Leopoldo II del Belgio, istituito nel 1885, attraverso trent’anni di dittatura sotto Joseph-Désiré Mobutu, fino alla “dinastia” dei Kabila, che ha regnato fino a quando nel 2020 un politico di opposizione, Félix Tshisekedi, prese il potere nel primo passaggio di potere pacifico
Ma la storia violenta del Congo vive ancora strascichi nell’est del Paese, dove le tensioni sono diretta conseguenza delle guerre di fine anni ’90, quando affrontò due guerre a cui parteciparono tutti gli stati della regione, in particolare di Uganda e Ruanda. Guerre che costarono la vita – dal 1997 al 2008 – ad oltre 5 milioni di persone. nella storia post-coloniale dello Stato centro-africano.
Il settore minerario, fino al 2007, dava sostentamento al 20% della popolazione (corrispondente a 12.5 milioni di persone). Nell’ultimo decennio, però, i creuseurs, i cosiddetti #minatori artigianali, vennero sostituito dalle #multinazionali dell’industria mineraria, grandi aziende che praticano attività estrattive a livello industriale. L’accordo con la Cina del 2008 aprì la strada all’attuale dominazione del mercato del cobalto da parte di aziende cinesi che infatti dominano il mercato delle Terre Rare.
Secondo l’UNICEF circa 40 mila bambini sarebbero impiegati nelle miniere del Katanga meridionale, regione ricca di cobalto, e i morti fra i 200 mila minatori artigianali (perle esalazioni tossiche, o crolli dei tunnel) rendono l’idea della miseria della popolazione. I trader cinesi comprano minerali e terre rare da chiunque sia pronto a venderlo, rivendendolo poi alle compagnie minerarie, in un regime di monopolio.
Tempo fa un’Intervista pubblicata su The Guardian rivelò come casi di omicidio contro attivisti per i diritti umani sono molto comuni: gli attivisti sono accusati di minacciare gli interessi economici delle grandi aziende nella regione.
Anche le pressioni per “ripulire” la filiera del cobalto, per renderlo “etico”, hanno un impatto devastante sulla popolazione: azioni repressive, abusi, evacuazioni di massa, distruzione di villaggi. Con l’abbandono delle fonti di energia fossili entro il 2050, la domanda di batterie continuerà ad aumentare, e così quella di cobalto, soprattutto di cobalto etico. Ma qui di etico non c’è nulla, soprattutto nell’efferata violenza con cui vengono “ripulite le filiere”.
Da un’inchiesta del Washington Post, l’unica soluzione dovrebbe consistere nel migliorare le condizioni di lavoro dei “minatori artigianali”, garantendone l’accesso ad un mercato di compratori competitivo e regolamentato. Le terribili condizioni di lavoro dei creuseurs sono effetto della misera condizione socioeconomica della maggioranza della popolazione in un Paese ricchissimo di minerali, ma indebitato fino al collo e sfruttato fino all’osso.
Il Congo è anche un Paese che “ospita” un campo profughi con 5 milioni di africani in transito. Numeri che hanno solo la Colombia coi venezuelani (in fuga da Maduro), la Siria (dopo anni di brutale guerra), quindi la Libia (dopo la guerra), il Libano, la Turchia (i cui migranti sono mantenuti dalla UE).
Forse è l’ora di aprire gli occhi sull’Africa.
Cordoglio per la morte dell’Ambasciatore Luca Attanasio, del Carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista.