Ci sono gli evergreen. I corsi e ricorsi, gli eterni ritorni di fiamma. Nel recente passato sul tema della WebTax, oggi sulla riforma UE del copyright. Tutti allineati sulle posizioni della Fieg, tutti impettiti a difendere i vecchi (sempre più obsoleti) arnesi della carta stampata. Ancora una volta l’Italia sceglie la scorciatoia dell’arroccamento del copyright contro le opportunità del digitale. Anche quando difende istanze (in parte) giuste (aiutare i creatori di contenuti a monetizzare il loro lavoro, senza finire stritolati dalle Big IT, i colossi delle piattaforme Web che tutto fagocitano diventando monopolisti de facto, come i Padroni delle Ferriere dell’800), sembra che l’Italia sogni di chiudersi in una fortezza luddista da Piccolo Mondo Antico. Il Belpaese non vota da posizioni di forza come la Germania, ma da posizioni di fragilità e debolezza, sposando modelli anti produttività e anti competitività.
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— Valigia Blu (@valigiablu) 14 settembre 2018